Louie
louie che suona nei titoli di testa (e anche in quelli di coda,
ma ne parleremo) già di per sé apre l'immaginario estetico
dell'opera di Jarmusch.
In Coffee and cigarettes i suoni e le immagini si intrecciano
rendendo l'opera un grande album musicale/visivo. Parlavamo di Louie Louie di Richard Berry and the Pharaohs, la prima e
originale versione, il brano più coverizzato della storia del
r'n'r, è un classico doo-wop di metà anni '50, ballabile, con tanto
di coretti sdolcinati, ma la versione più conosciuta è quella del
'63 dei Kingsmen, e qui è un'altra storia, poiché rifanno il brano
in uno sfasciato r'n'r incasinato e rumoroso (per l'epoca) adatto a
sballoni della middle class bianca americana (vi ricordate la storia
dei bianchi che rubavano la musica ai neri e ci facevano anche dei
soldi? Perfetto! Questo è un esempio!) e non può non venire in
mente la scena della festa delle matricole nella Delta House in Animal House dove in preda a deliri alcolici si balla questo
pezzo. Ma perchè mi soffermo su Louie Louie? Perchè è
stata importante per la nascita di tante band della metà anni '60
(ho detto garage? Eh..si tratta proprio di band garage!) una di
queste si chiamava The Iguanas e ci suonava come batterista Iggy Pop
(l'iguana per l'appunto). Iggy, anche lui presente in uno degli
episodi di Coffee and Cigarettes insieme a Tom Waits, e mentre
discutono e un pò si scontrano su caffè, sigarette e musica, il
jukebox suona un pezzo di musica hawaiana (Hanalei moon
di tale Jerry Byrd).Mi è
sempre piaciuto pensare che il regista qui giochi un po’... Un
incontro, due rumoristi come Iggy e Waits (e qui si parla del Tom
Waits moderno post Bone machine) possibile che ascoltino
un palloso pezzo di musica hawaiana e ognuno non trovi nel jukebox
un pezzo dell'altro?
E Iggy Pop con gli Stooges sono i protagonisti
anche dell'episodio con Jack e Meg White (gli White Stripes): dal
jukebox arriva sparato tutto l'inizio di Down on the street,
primo pezzo di Funhouse, secondo album dei Stooges, in pratica:
l'invenzione del punk! Jack spiega ed espone a Meg, la bobina di
Tesla, un trasformatore ad alta tensione che può generare dei
fulmini, che è sempre una questione di elettricità (visiva,
musicale, tecnica) e mi viene in mente un' intervista a Grandmaster
Flash in cui diceva che da piccolo era attratto da tutte le cose
elettriche, tutto ciò che si poteva attaccare ad una presa: dj,
chitarristi, musicisti…che forse alla fine fanno musica solo per
sentire e produrre elettricità. Chissà se anche Tommy James and the
Shondells la rifacevano Louie Louie…qui sono presenti invece
con Crimson and Clover del '68, uno dei brani classici dei
Sixties, anche questa stra-coverizzata in Italia e Soli si muore
di Patrick Samson, forse una scelta troppo scontata da parte di
Jarmusch. I
legami nel film ci sono sempre, la discussione sull'appropriazione
delle
musiche nere da parte dei bianchi (ricordate?) la fa da
protagonista nell'episodio Gemelli, in cui si parla di
Elvis e dei suoi saccheggi musicali tra due gemelli
afroamericani ed un cameriere (Steve Buscemi) lo stesso che ne Le
Iene di Tarantino non voleva dare la mancia alla cameriera, e qui
invece lui non se la merita proprio. Merita però simpatia come
cameriere Bill Murray, che in uno dei cortometraggi ha a che fare con
RZA e GZA (Wu-Tang Clan) mentre in sottofondo da un jukebox che non
si vede ma che deve esserci, suona Nappy Dugout dei Funkadelic,
un funk che parte dalla giungla africana ed arriva in un astronave ai
confini dell'universo…straordinaria. I
Funkadelic sono presenti nella colonna sonora anche con A joyful
process uno strumentale funk che parte in sordina, poi esplode
portandosi dietro tutta la cultura della black music, da Jimi Hendrix
a James Brown e Sly Stone e naturalmente i Parliament (George Clinton
è stata la voce di entrambe le band). Da segnalare anche Nimble
foot ska dei Skatalites, favoloso strumentale rocksteady con
sassofono da atmosfera jazz, di Rolando Alphonso in primo piano, che
guida tutto il pezzo. Ed
infine si torna a Louie Louie…Nei titoli di coda c'è quella
fatta da Iggy Pop (da American Caesar del '93) ed è ancora
diversa da altre centinaia di versioni, è lenta, grezza e minimale,
con delle chitarre metalliche in primo piano, la voce è limpida e
quasi glam, gli assoli sono puro punk/blues. Alla fine questo brano
ha attraversato tutta la pellicola e come il r'n'r si è ripetuto e
trasformato (e neanche tanto) ma a me piace così.
E con questo il
cerchio si chiude.
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Massimo Fiore
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