Per capire bene la nostra storia
partiamo da una data: 4 giugno 1976. In 24
hour party people di Michael Winterbottom se ne parla all'inizio:
il protagonista Tony Wilson (Steve Coogan) voce narrante, racconta di
quella serata in cui suonarono per la prima volta a Manchester, al
Lesser Free Trade Hall, i Sex Pistols facendola coincidere con la
data dell'inizio del Manchester sound, anche perché tra i pochi
presenti al concerto ci sono alcuni dei protagonisti della scena
musicale mancuniana degli anni a venire.
Siamo quasi all'esplosione del punk, la ventata fresca che porta queste nuove band è un toccasana per i giovani inglesi stanchi di suoni triti e ritriti, dei lunghi tecnicismi, dei pantaloni a zampa, di capelloni e barbe lunghe. Arrivano i punks che riportano tutto all'essenziale e al minimo impegno nel saper e nel voler suonare... e tutto cambia. Non voglio fare il radicale come Tim Warren che sostiene che il r'n'r è morto nel '67 ucciso da Sgt.Pepper's, lo so, che il punk c'era già negli Stati Uniti, lo so delle garage band americane, dei Stooges e degli MC5, dei Velvet Underground e dei New York Dolls, dei Ramones e delle altre band newyorkesi del giro CBGB's e Max's Kansas City, ma è in Inghilterra che nascono le prime fanzines, nasce un (non) movimento e persino un modo di ballare. Nella colonna sonora del film sono presenti appena tre classici del primo punk inglese, ci sono naturalmente i Sex Pistols con Anarchy in the Uk, ci sono i Clash con Janie Jones e i Buzzcocks (prima band punk di Manchester) con Ever fallen in love (with someone you shouldn't've) tutte band che Tony Wilson passa nel suo programma musicale televisivo.
Poi decide che la sponsorizzazione
televisiva non basta e si dà anche alla produzione e distribuzione
delle nuove band di Manchester facendo nascere, insieme ad Alan
Erasmus, la Factory Records (un omaggio a Warhol?) l'etichetta che
cambierà...o devierà la storia della musica pop. Entrerà nel gioco
come produttore anche Martin Hannett (nella sua lapide giganteggia la
frase “produttore e creatore del Manchester sound”, per far
capire che personaggio abbiamo di fronte) che il suo metodo di lavoro
poco convenzionale di sperimentatore incallito e il suo amore per
l'eroina ne fanno un tipo non proprio facile da gestire. La sua
genialità e il suo atteggiamento da padre padrone dentro lo studio
di registrazione lo porteranno ad essere odiato da alcuni musicisti,
in alcuni casi pretenderà persino di essere accreditato come
scrittore e compositore dei brani (e meno male che Wilson non
ingaggiò...o non ci riusci'...gli Smiths ed i Fall, ve lo immaginate
che casino sarebbe successo tra Hannett, Morrissey e Mark E. Smith?).
Qui lo possiamo sentire nel lavoro fatto con i Joy Division...e con Transmission e la sua famosa linea di basso martellante e
ripetitiva, la batteria secca e veloce (la firma di Hannett) uno dei
capisaldi di tutto il post punk, poi She's lost control sempre
con il basso che guida tutto, le batterie con ritmi meccanici
sovrapposte, la bellissima Atmosphere con quel ritmo tribale e
i sintetizzatori con sonorità scure per poi aprirsi a suoni
celestiali mentre la voce profonda di Ian Curtis canta non
andartene in silenzio, non andartene ... quello che avrei voluto
dirgli il 18 maggio del 1980 prima che decidesse di lasciare questa
disgraziata terra...e infine Love will tear us apart con la
struttura da normale (perfect) rock song dove il giro oramai
inconfondibile di tastiera la fa da padrone. L'altra band del primo
giro Factory presente nella colonna sonora sono i Durutti Column, qui
con Otis, brano guidato dall'arpeggio di chitarra di Vini Reilly
che insieme agli inserti di voce quasi in lontananza rendono
l'atmosfera del brano rilassata e ultraterrena ... molto bella.
Martin Hannett morirà di infarto a soli 42 anni il 18 aprile del 1991 e la Factory chiuderà per fallimento nel 1992. E proprio in quegli anni inizierà in Inghilterra quel mega imbroglio del Britpop.
Ma si può dire che la popular music alla fine è sempre stata tutta una grande truffa e i Sex Pistols lo avevano capito bene.
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