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lunedì 21 novembre 2022

PINK FLAMINGOS (1972) DI JOHN WATERS - Racconti di un trucido d’autore; Coprofagi al potere

La controcultura cinematografica è un fenomeno tipicamente americano che trova in John Waters uno degli esempi più significativi: il suo cinema vive fuori dalle istituzioni hollywoodiane riuscendo a creare un parallelismo tra degrado e creatività.

A puro titolo personale (…e magari non solo..) non posso esimermi dal dire che una delle gioie più grandi nel scrivere questo articolo è l’idea che gran parte della critica italiana contesterebbe la sola idea di definire il regista di Pink Flamingos uno degli autori più influenti del cinema americano.


Se il termine autore indica ideatore ed esecutore al tempo stesso e anche chi ha prodotto o realizzato un'opera di ingegno (scientifica, letteraria, artistica) nel cinema di Waters l’orizzonte di riferimento è un ibrido tra la cultura degli anni sessanta e la rivolta underground dell’universo punk (nonostante il terribile titolo italiano di Desperate Living - Nuovo punk story - la sua estetica rinvia direttamente ad un immaginario underground tipico dell’America degli ultimi anni 70).

La sua natura di cinema povero riesce a far emergere le influenze del New American Cinema e dell’immaginario cinematografico di Andy Wharol riadattato in chiave di rivolta contro il Maccartismo e il codice Codice Hays che tanto hanno influito sul cinema hollywoodiano e sulla politica conservatrice americana. Pink Flamingos è il primo film a colori di Waters; se nella recensione di Gummo abbiamo definito i personaggi un corollario di Peanutz metropolitani, in questo caso Waters porta alle estreme conseguenze tale approccio al cinema proponendo la mitica Divine (alias Babs Johnson) come protagonista indiscussa dell’opera e proseguendo con personaggi come Edith Massey, Mink Stole e Mary Vivian Pearce che sotengono l’intera opera.


 

Siamo nell’America della contestazione della guerra in Vietnam e delle numerose rivolte sociali (tra le più importanti troviamo il Black Power e i Moti di Stonewall). Il quadro rappresentato da Waters è quantomeno pittoresco: Divine abita in una roulotte insieme alla madre malata di mente, il figlio e la sua ragazza e si vanta di un pittoresco primato: essere la persona più disgustosa del mondo. Questo primato, tuttavia, non sta bene ai coniugi Raymond e Connie Marble che vogliono destituire Divine dal suo regno del disgusto ( trafficando in bambini e spacciando eroina davanti alle scuole elementari). Nonostante le violenze e le intimidazioni che la nostra protagonista sarà costretta a subire l'allegra combriccola della roulotte reagirà alla violenza dei due dolci coniugi attraverso una particolarissima vendetta. Che Pink Flamingos sia una delle opere più disturbanti di tutta la storia del cinema è risaputo. Ritengo interessante indagarne perché é come inserire l’opera di Waters all’interno di una Storia e critica del cinema spesso vittima di considerazioni incapaci di farsi carico di opere lontane dall’estetica dei grandi maestri.


 
Il cinema di John Waters arriva dai meandri più putridi di un America rurale priva di ogni fasto e pervasa da un forte senso di disillusione creato dai massacri della famiglia Manson e di Jonestown; è un fiero manifesto estetico della frangia estrema di quel variegato mondo chiamato Grindhouse. In Pink Flamingos il disgusto si erge a movimento di rivolta non solo verso una società americana decadente e carica di una forte violenza politica mai elaborata (si pensi alle leggi razziali verso gli afroamericani e alla persecuzione della comunità omosessuale) ma anche verso il cinema americano stesso ancora carico di vincoli morali prevaricanti. Tuttavia l’America stessa dai primi anni 70 trovò nella nascita di una cultura underground una possibile chiave di elaborazione di tali eventi storici; la musica vedeva la nascita della cultura punk mente Il New American Cinema Group e autori come Jack Smith, Gregory J. Markopoulos, e Kenneth Anger imponevano una nuova idea di cinema priva di ogni formalismo stilistico. Era un universo decadente che reclamava il proprio spazio nell’immaginario collettivo così come Russ Meyer imponeva la prorompente fisicità femminile come un elemento di cui gioire senza l’autoreferenzialità della pornografia fine a se stessa. Pink Flamingos rappresenta un punto di non ritorno della commedia americana.


 

Nonostante la sua natura radicalmente underground (fino al punto che fu presentato  in anteprima in un’unica sala cinematografica presa in affitto a Baltimora la bellezza di 50 anni fa) riuscì ad influenzare opere che come Brutti, sporchi e cattivi (Ettore Scola, 1976) come a significare che se la storia del cinema subisce un’innaturale rimozione delle opere antisistema, i maestri sanno accogliere tali opere rielaborandole in chiave personale e adatta al contesto politico di riferimento. A questo punto comprendiamo la citazione di Waters quando disse Per me, il cattivo gusto è tutto ciò di cui parla il mondo dell’intrattenimento (Shock. L'autobiografia trasgressiva e irriverente del re del trash - John Waters - Lindau – 2000). Secondo Waters l’intrattenimento allontana dai problemi della vita, specialmente dai più duri e dai più scioccanti. Il cinema come fuga dalla realtà è inteso da Waters come una radicale anestetizzazione politica e sociale e spinge il regista di Baltimora a gettare lo spettatore nelle orde più disgustose del mondo come atti coprofagi, travestitismo greve e sacche di povertà che da sempre vivono ai margini di una società borghese come quella americana.

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Claudio Suriani Filmmaker 






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