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venerdì 22 settembre 2023

OPPENHEIMER (2023) DI CHRISTOPHER NOLAN - MINACCIA NUCLEARE ED INTRATTENIMENTO



Con il mese di settembre inizia una nuova stagione di Cinepeep e data l’incombenza dei maggiori festival del cinema europei (Venezia, Cannes e Berlino) e l’uscita di pellicole divenute veri e propri fenomeni mediatici ci apprestiamo ad indagare la natura delle opere che più stanno facendo discutere in questo periodo.

Il primo film in questione è Oppenheimer (Christopher Nolan, 2023).

Partiamo da considerazioni di ordine generale: in primis Christopher Nolan ad oggi è uno dei brand più influenti del cinema americano contemporaneo, capace di indirizzare lo sguardo dello spettatore cinematografico medio e riportarlo al cinema rafforzando il legame tra l’opera e la sala, luogo naturale per la sua fruizione.

Se consideriamo ciò un elemento di indiscusso valore (in quanto oggi il cinema rischia di subire una trasformazione epocale passando da un’esperienza comunitaria a pura esperienza di solitudine a causa del proliferare delle piattaforme streaming) un film come Oppenheimer si inserisce in un contesto storico in cui non solo la tematica del nucleare è diventata di grande attualità  a livello civile (l’incidente di Fukushima e le relative conseguenze) e militare (la guerra in Ucraina e la relativa minaccia nucleare) e si propone come un’opera carica di ridondante classicismo creando una frattura tra forma e sostanza.




Nel corso del lavoro di Cinepeep abbiamo indagato più volte il legame tra l’opera e il tempo, tra produzione e fruizione:  Oppenheimer appare come una sorta di capitolo finale di un percorso rivolto a scandagliare i misteri della fisica di Interstellar (2014) e Tenet (2020) in relativo racconto bellico di Dunkirk (2017) punto di congiunzione tra due mondi apparentemente distanti ma che, nel corso del XX secolo, hanno trovato una tragica comunione di intenti.

Il cinema di Christopher Nolan è privo di elementi innovativi proprio in virtù del suo essere profondamente hollywoodiano e, di conseguenza, incapace di innovare il linguaggio filmico fornendo a uno spettatore navigato il gusto amaro del già visto.

Data la rilevanza storica del tema trattato è necessario interrogarsi se attraverso le vicende di J. Robert Oppenheimer, Nolan abbia voluto prendere posizione sull’uso dell’energia nucleare e in caso affermativo se ci sia riuscito.

Io penso che il suo intento fosse questo…ma che non ci sia riuscito.

Il cinema ha affrontato il tema delle armi atomiche da diversi punti di vista: dal romanticismo di Hiroshima Mon Amour (Alain Resnais, 1959) alla forza grottesca de Il dottor Stranamore (Stanley Kubrick, 1964) fino a A prova di errore (Sidney Lumet, 1964 considerato a torto uno dei suoi film minori). La classicità dell’opera di Nolan non ha la forza di creare un filo conduttore con le opere citate in quanto l’assenza di una marca autoriale riconoscibile non fa emergere la posizione di Nolan rispetto agli eventi narrati e neppure sui rischi nucleari contemporanei facendo emergere dal film la totale assenza di sottotesti efficaci.

Se il cinema di Christopher Nolan può rientrare a pieno titolo nella categoria dell’intrattenimento (settore in cui ha dimostrato il meglio delle sue capacità registiche) è doveroso interrogarsi sul valore etico dell’opera in questione … specialmente su una tematica così drammaticamente attuale come la minaccia nucleare come arma di offesa.





Inoltre in Oppenheimer si articola una sorta di relativismo culturale attraverso la descrizione del nostro protagonista combattuto tra un acritico senso di responsabilità e la percezione dell’orrore che andava costruendo.

Se Hollywood rappresenta uno dei maggiori imperi economici dell’America, un film come Oppenheimer non ha la forza di opporsi alla sua politica atomica, una delle maggiori forme di potere, e fallisce il tentativo di elaborazione del trauma storico di Hiroshima e Nagasaki.

Il cinema di Christopher Nolan rappresenta il filo conduttore che lega potere economico e industria dell’intrattenimento e nel momento in cui si affrontano tematiche con forti implicazioni storico/filosofiche ed etiche si esce inevitabilmente da quell’ambito di cui è resta esemplare la trilogia su Batman (Batman Begins del 2005, Il cavaliere oscuro del 2012 e Il cavaliere oscuro; Il ritorno del 2012) che, decisamente, ci sembra più nelle sue corde.


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Claudio Suriani Filmmaker

sabato 10 dicembre 2022

PILLOLE DI CINEMA - QUELLE DUE (1961) DI WILLIAM WYLER - L'amore nell'America di Joseph Mc.Carthy

 
 
Il Maccartismo fu un movimento politico-amministrativo che influenzò profondamente la cultura americana in tutti i suoi aspetti più significativi: l'industria hollywoodiana non poté esimersi da tale caccia alle streghe in quanto la società statunitense era sottomessa alla realizzazione di una cultura di stato improntata sulla fedeltà alla bandiera e alla venuta meno dello spirito critico della popolazione. In questo spirito reazionario nasce The Children's Hour (Quelle due, di William Wyler, 1961); uno dei primi film d'amore hollywoodiani a sfondo lesbico.
 
Dopo il grande successo di Ben Hur Wyler realizza un film a basso budget incentrato sul legame affettivo tra Karen (Audrey Hepburn) e Martha (Shirley MacLaine) amiche fin dall'infanzia. Un giorno vengono accusate di avere una relazione omosessuale; per questo saranno emarginate dell'intera comunità portandole verso un tragico finale.
 
Oltre alla meravigliosa interpretazione delle protagoniste (conoscendo le attrici non potevano esserci dubbi)  un ulteriore punto di forza è la scrittura capace di superare l'ombra del maccartismo a favore di una profonda riflessione sull'animo tormentato delle protagoniste.
 
Wyler dimostra come si possano superare le ombre di uno dei periodi storici più oscurantisti del  XX secolo (definito da Eleanor Roosevelt È stata una vera e propria ondata di fascismo, la più violenta e dannosa che questo Paese abbia mai avuto) attraverso una scrittura, allo stesso tempo, sobria e intensa.
  
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Claudio Suriani Filmmaker


domenica 4 dicembre 2022

PILLOLE DI CINEMA - PALCOSCENICO (1937) di GREGORY LA CAVA - I sogni infranti di Broadway

 

Palcoscenico è uno degli esempi classici di commedia drammatica. Il soggetto è tratto da una pièce teatrale di Edna Ferber e George S. Kaufman sulla quale La Cava intervenne in modo decisivo creando il personaggio di Jean Maitland per affidarlo ad un indimenticabile Ginger Rogers. La Cava lascia ai propri attori libertà di improvvisazione per poterne sfruttarne al massimo le capacità recitative. Katharine Hepburn non è la sola diva presente nel film; tra le ragazze del pensionato pieno di giovani promesse del teatro (e forse del cinema) troviamo anche Lucille Ball (già attiva con registi del calibro di Frank Capra e John Ford)  e Andrea Leeds (già interprete di opere come Ambizione di Howard Hawks e Richard Rosson del 1936 e Nel mondo della luna   di William A. Seiter del 1936).

La Cava sfodera una regia magistrale grazie alla gestione delle scene corali in cui gli attori entrano ed escono dallo schermo con una delicata sincronia creando numerosi sviluppi narrativi all'interno della stessa inquadratura; inoltre i movimenti di macchina non solo erano innovativi per il cinema hollywoodiamo dell'epoca ma ancora oggi risultano efficaci e fanno di La Cava uno dei registi classici più sottovalutati di tutta la storia del cinema. 

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Claudio Suriani Filmmaker

 

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