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domenica 20 novembre 2022

GUMMO (1997) DI HARMONY KORINE - Una raccolta di Peanuts metropolitani


                                   


 
L’esordio cinematografico di Harmony Korine rappresenta una delle vette più alte del cinema underground americano. Per poter comprendere un film tanto perturbante quanto coinvolgente è necessario ripercorrere brevemente gli esordi del regista americano.
 

Korine a soli diciannove anni scrisse la sceneggiatura di The Kids (Larry Clark, 1995); opera iconica sul disagio giovanile gettando le basi per la rappresentazione dell’universo White trash caratteristico dei territori rurali americani. Appena due anni dopo Korine approda alla regia è comprende che il cinema ripone la sua vera natura nell’immagine e nella capacità di creare spazi interpretativi attraverso il dialogo tra diversi formati video; la natura perturbante di Gummo non si basa sulla violenza delle sequenze ma sulla mancanza di chiusura narrativa delle vicende dei giovani protagonisti chiamando lo spettatore ad uno sforzo interpretativo.

  

Nonostante il susseguirsi di vicende slegate tra loro e prive di uno slancio creativo verso il futuro (sia del personaggi che dell’intera comunità di Xenia), questo dialogo tra le immagini riesce a costruire una coerenza interna alla narrazione; l’uragano Gummo non ha distrutto solo la città di Xenia ma ha creato una sorta di blocco temporale in cui è andata perduta sia la memoria del passato (individuale e comunitario) sia la spinta verso il futuro affidando la vita dei personaggi a meri stratagemmi per poter sopravvivere (come l’uccisione dei gatti e il prostituirsi da parte di una ragazza disabile). Tali azioni non possono essere definite amorali in quanto Gummo priva il proprio universo di senso della necessità di interrogarsi sulla morale e sull’etica. Nonostante sia difficile dare una definizione unica di Gummo appare tuttavia chiaro è che il film di Korine è figlio del suo tempo; siamo alla fine degli anni novanta e sta iniziando ad affacciarsi nel cinema la rivoluzione digitale. L'occhio meccanico comincia ad entrare nella vita quotidiana delle persone diventando una vera e propria protesi della nostra quotidianità; nel venir meno del senso di comunità e di una prospettiva politica (intesa in senso etimoligico) tutto diventa un possibile soggetto acquisendo una drammaticità impossibile tuttavia da elaborare. 

 

Gummo


Ciò che rende Gummo profondamente affascinante quanto perturbante, è la perdita totale di un apertura verso il mondo e alle sue influenze: il mondo inizia e finisce con Xenia. La vita sfugge via, gli schermi si moltiplicano e il cinema diventa altro da sé; ogni immagine diventa portatrice di significati in quanto l'essere umano ha bisogno delle immagini per far esperienza del mondo ed il mondo diventa il nostro stesso nutrimento attraverso immagini visive, mentali e memoriali. Tale esperienza è possibile solo nel momento in qui le immagini stesse si aprono ad un incontro/scontro; facciamo esperienza nel momento in cui ci apriamo all'elaborazione di ciò che non comprendiamo e che ci arriva attraverso un sentimento perturbante. Gummo sembra destinato ad un pubblico inesistente (come le piccole provocazioni del bunnyboy nella sequenza iniziale) o ad un pubblico fantasma che, come le auto sotto il ponte dell'autostrada, passano veloci per poi fuggir via. 

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Claudio Suriani Filmmaker 



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