A Ghost Story (David Lowery, 2017) racconta le vicende di una giovane coppia in procinto di traslocare che condivide una quotidianità fatta di piccoli gesti carichi di significato in cui anche i silenzi diventano determinanti. L’improvvisa morte dell’uomo devierà il corso degli eventi ma lo obbligherà all’eterna permanenza nella propria casa dei ricordi. A Ghost Story affronta la tematica del tempo attraverso la messa in scena del fantasma, immagine feticcio del cinema analizzata da Christian Metz nella sua opera più famosa Cinema e psicanalisi.
Nel capitolo intitolato film/fantasma Metz introduce il termine fantasticheria affermando che lo stato filmico [la fantasticheria] è un'attività dello stato di veglia e che il fantasma cosciente si radica nell’inconscio in maniera più diretta seguendo un tragitto più breve. Appartiene al sistema dell’inconscio anche quando le sue manifestazioni o alcune di esse accedono alla coscienza, perché il fantasma cosciente è tematicamente vicino alla Vorstellung-reprasentanz della pulsione […] da cui la sua oscura seduzione quando si trova ad essere riattivato dal film o da qualcos’altro. Questo è un passaggio importante perché non solo crea una relazione tra la natura fantasmatica (per definizione estranea ai sensi) e lo stato di veglia ma definisce la natura del protagonista maschile. Nella storia del cinema ci sono state diverse rappresentazioni di spettri e creature ultraterrene; a differenza dello spettro di Personal Shopper (Olivier Assayas, 2016) per citare uno degli esempi più recenti, la natura di C.(i protagonisti hanno entrambi il nome puntato) si manifesta come una sorta di fisicità innaturale attraverso l’espediente del lenzuolo che non è né rappresentazione canonica del fantasma né della nostra memoria culturale infantile. Lowery gioca sulla soglia tra l’essenza materiale della vita (un fantasma fatto di carne e sangue) e la perdita di ogni psicologia e tratto caratteristico del personaggio tanto che l’unico rapporto conseguenziale tra C. ed M. sarà attraverso la casa che, a differenza della sua compagna, C. non abbandonerà mai più in quanto la sua natura è strettamente legata al divenire degli eventi e al decadimento della vita biologica. Incontriamo in questo modo aspetti determinanti delle tematiche del film in quanto l’interruzione del rapporto causale tra gli eventi determina un rapporto fallimentare con la memoria dei personaggi. In A Ghost Story l’attività memoriale risulta impossibile da ricomporre in quanto la morte di C. lo pone in una soglia in cui né la vita né la morte si adempiono del tutto ma in tale condizione potrà entrare in contatto solo con il lutto di M. La morte per C. comporta la perdita di ogni tratto caratteristico: la perdita del linguaggio parlato ma anche cinematografico al punto che Lowery costruisce un film in formato super16 con un forte effetto visivo straniante di schiacciamento della prospettiva rispetto al canonico 4:3 del cinema classico. La profondità di campo è la scelta stilistica del cinema moderno per lavorare sul concetto di tempo in quanto riesce a esprimere in un singolo fotogramma un presente attuale nel quale abita uno sforzo di rimemorazione. La morte di C. e il suo insediarsi in una dimensione temporale incapace sia di un’attività memoriale sia di un’azione in divenire in un ambiente in cui il solo contatto possibile è con la pulsione di morte di M. trasforma la casa non solo nel terzo protagonista del film ma in un limbo che vive al di fuori di ogni legame con il mondo e la sua natura d'impermanenza. E’ proprio in questo punto che l’immagine in super16 si definisce in tutta la sua forza espressiva fino al punto che la dimensione temporale descritta risulterà estranea ai concetti cronologici di passato, presente e futuro.
A Ghost Story arriverà a esistere al di là dei limiti temporali dei titoli di testa e di coda perché a differenza del cinema di Welles, un possibile centro nel presente viene a decadere a causa del mancato incontro del fantasma con M. in quanto il fantasma vivendo in una dimensione acronologica si instaura in una falda del passato di C. ma non può interagire con la dimensione del suo futuro che rimane cronologicamente vietata alla sua conoscenza. Inoltre A Ghost Story sembra riprendere dal già incontrato Begotten il silenzio inteso come rumore primordiale articolato in due prospettive diverse: se in Begotten il silenzio era l’essenza del tempo prima del Verbo cristiano, in A Ghost Story è alla base di una dimensione metafisica in cui viene meno non solo prima e oltre i titoli di testa e di coda ma anche l'al di là della visione umana: ciò che importa non è l’esistenza del film come oggetto fisico ma l’idea concettuale che lo anima. A Ghost Story non solo definisce in modo esaustivo la morte dell’asse cronologico, ma apre anche a ciò che Deleuze, seguendo il pensiero di Felix Gauttari definisce i Mille piani, un momento in cui la causalità degli eventi si annulla a favore di una fittissima concatenazione di falde del passato appartenenti a personaggi diversi. Le memorie poste in scena dall’autore diventano una sorta di raccordo capace di concatenare eventi narrati lontanissimi tra loro.
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