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venerdì 20 gennaio 2023

LAMB (2021) DI VALDIMAR JOHANNSON (2021) - La solitudine genera mostri

 

Lamb, film del regista islandese Valdimar Jóhannsson (prodotto da Bela Tarr) narra la storia di María e Ingvar e del loro allevamento di pecore dal quale nascerà Ada, una creatura umanoide con la testa di agnello cresciuta dai due protagonisti come una figlia. Lamb è un’opera carica di numerose chiavi interpretative, la prima è uno sguardo antropologico sulla terra d’Islanda e le sue zone rurali caratterizzate da vita agricola e da un profondo senso di isolamento. Nonostante sia una considerazione di ordine generale possiamo cogliere fin da subito l'influenza di Bela Tarr (specialmente di opere come Satantango del 1994 e Il cavallo di Torino del 2011) e la sequenza d'apertura non solo è un chiaro rimando al suo ultimo film ma ne arricchisce la natura antropologica. Lamb è del tutto privo di movimento interno e il focus si concentra sulla vita contadina e sull'insieme di tradizioni in cui anche i gesti più semplici si caricano di una ritualità quasi sacrale.


La storia del cinema ha spesso mostrato come l'isolamento sia spesso causa di follia (si pensi ad opere come L'ora del lupo di Ingmar Bergman (1968), Antichrist di Lars VonTrier (2009), Hagazussa; la strega di Lukas Felgeifed, (2017) e La pianista e Funny Game (Michael Haneke, 2001 e 1997) solo per citarne alcuni, topos narrativo che porta i protagonisti a incancrenire le proprie tendenze depressive in dinamiche patologiche spesso violente.

Queste dinamiche in Lamb si accompagnano al profondo senso di solitudine di un paese di appena 366.000 abitanti la cui metà vive nella sola Reykjavík e il rapporto con la luce è capace di influenzare profondamente i propri cineasti: il cinema scandinavo è spesso caratterizzato dal buio o dalla luce perenne e dalla relativa mancanza di un'elaborazione del tempo.

Tuttavia l’entrata in scena di Ada diventa un punto di rottura nel percorso teorico fin qui descritto; attraverso il suo personaggio Lamb si carica da un lato di una forte natura mitologica che rimanda al mito del Minotauro mentre dall’altro chiama in causa l’elaborazione del lutto dei protagonisti, lutto che tuttavia non ci è dato conoscere ma che trova nel rapporto con il mondo animale la propria coazione a ripetere (rivolgendoci al cinema indipendente possiamo trovare le tematiche descritte nel film Vase de Noces – Thierry Zeno, 1974). Nonostante Jóhannsson rielabora la dimensione del mito in modo personale Lamb conserva il classico inganno a un Dio vendicativo.


María e Ingvar non riescono a vedere in Ada ciò che è in realtà: il simbolo di una vita segnata da traumi irrisolti capaci di confinarli in una terra priva di mondo in cui tutto inizia e finisce nella loro fattoria. Lamb inoltre rientra a pieno titolo nel sottogenere cinematografico definito folk-horror trovando in opere come The Wicker Man (Robin Hardy, 1973) e nel recente Midsommar (Ari Aster, 2019) alcune delle opere più significative; sono film accomunati dalla rappresentazione di culture primordiali che, nonostante il diffondersi del cristianesimo da una parte e dello sviluppo economico/capitalistico dall’altro, riescono a sopravvivere nelle tradizioni popolari delle culture rurali. Lamb trova nel rapporto con le antiche credenze popolari alimentate da contrapposizioni come antico/moderno e laico/religioso una forza narrativa capace di richiamare i più antichi miti che hanno caratterizzato il nostro immaginario fino ad oggi riuscendo anche da un punto di vista visivo a valorizzare il senso di infinito che l'Islanda porta con sé.

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Claudio Suriani Filmmaker

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