Se l'articolo ti è piaciuto iscriviti al nostro blog e seguici su Facebook e Instagram
Elenco blog personale
venerdì 23 dicembre 2022
PILLOLE DI CINEMA - NON APRITE QUELLA PORTA (1974) DI TOBE HOOPER - Il ballo solitario di Leatherface
martedì 20 dicembre 2022
PILLOLE DI CINEMA - NANNY LA GOVERNANTE (1965) DI SETH HOLT - I capolavori della follia
domenica 18 dicembre 2022
PILLOLE DI CINEMA - GRETEL E HANSEL (2020) DI OZ PERKINS- Il cinema delle grandi fiabe
Inoltre Gretel e Hansel porta avanti il filone cinematografico del Folk-Horror che trova in opere come I disertori - A Field in England (Ben Wheatley, 2013), The Village (M. Night Shyamalan, 2004) e soprattutto The Wicker Man (Robin Hardy, 1973) alcuni tra gli esempi più significativi (da citare anche il nostro Il signor Diavolo - Pupi avati, 2019).
Gretel e Hansel dimostra che anche il cinema per il grande pubblico può avere elementi di interesse e che può superare la logica anestetizzante dell'intrattenimento.
Se l'articolo ti è piaciuto iscriviti al nostro blog e seguici su Facebook e Instagram
Claudio Suriani Filmmaker
venerdì 16 dicembre 2022
LA VITA DI ADELE (2013) DI ABDELLATIF KECHICHE - La forza penetrante dello sguardo
La vita di Adele (Abdellatif Kechiche, 2013), ispirato alla grafic novel Il blu è un colore caldo ( Jul' Maroh, 2010) è la storia di una giovane ragazza che apre il suo cuore a nuove emozioni innamorandosi di Emma, più grande di lei. Nonostante sia divenuto negli anni un film simbolo della comunità LGBTQR ritengo che tale interpretazione sia errata in quanto il film narra il puro atto dell’innamoramento e non la scoperta della propria identità sessuale a differenza di film come Pride (Matthew Warchus, 2014) o Milk (Gus Van Sant, 2009). Uno dei suoi aspetti cardine è la forza penetrante dello sguardo incrociato delle protagoniste
Nell’approcciarsi
a un’opera può succedere che il desiderio di analizzare ogni suo
aspetto ci faccia perdere di vista l’impatto emozionale della prima visione. L'approccio
analitico/interpretativo infatti dev'essere conquistato
attraverso la reiterazione in quanto il buio della sala ci pone in una condizione
passiva dando vita a una serie di processi psicoanalitici teorizzati
da autori come Cristian Metz, Alberto Angelini, Robert Stam e Maria
Grazia Vassallo Torrigiani.
Il primo incontro tra Adele ed Emma mette in scena una dinamica assimilabile al capolavoro di Luchino Visconti Ossessione (1943): l’identificazione delle protagoniste ha inizio dallo sguardo inquadrato in primo piano e in questa doppia immedesimazione il cinema si carica dello sguardo del regista, delle protagoniste e dello spettatore. Questo triplo legame è determinante, ci spinge a riflettere sul concetto di verità nel cinema: uno sguardo rubato è capace di cambiare la vita delle protagoniste, il cinema esprime la forza di raccontare storie attraverso singoli fotogrammi, è l’arte del hic et nunc. La vita di Adele dal punto di vista stilistico è il punto di congiunzione di alcune delle opere più significative degli ultimi anni in particolare La classe (Laurent Cantet, 2008) e Lussuria (Ang Lee, 2007): Kechiche riesce a creare un perfetto legame estetico/narrativo ma anche una sorta di realismo visivo. Il film segue le vicende di Adele inizialmente nel suo periodo di formazione ed infine nel dolore per l’abbandono di Emma. Non esiste alcuna sovrastruttura estetica, nessun occhio morboso nelle scene erotiche: questo risultato è stato raggiunto grazie ad una direzione delle attrici rivolta a consumare ogni forma di resistenza attraverso innumerevoli ciack in particolar modo nelle sequenze più compromettenti dal punto di vista emotivo. Nonostante tale regia tirannica sia stata ampiamente criticata dalle attrici (per motivi tuttavia discutibili) è fuori dubbio che il risultato sullo schermo è incredibile in quanto la forza drammatica riesce a coinvolgere totalmente lo spettatore dando alla pellicola la stessa forza della graphic novel.
La struttura è costruita attraverso un'ellissi temporale che divide il film in due parti: adolescenza di Adele e la sua vita adulta tra insegnamento e convivenza con Emma. Non ci è dato sapere se tra le due parti del film siano accaduti eventi determinanti, ciò che vediamo è un importante cambio di direzione delle protagoniste che le porta a trasformare la natura stessa del loro rapporto. Abbiamo visto come il film ci narri del puro atto dell’innamoramento: la rottura tra Emma ed Adele invece non risulta coerente con il racconto e ci porta quasi a tifare per la seconda. Seguendo questa impronta il finale ci appare carico di una sottile crudeltà in quando l'ostentata indifferenza del congedo di Emma ci arriva più dura di un sincero e sentito rifiuto. Nonostante queste, in fondo perdonabili, perplessità di struttura, La vita di Adele rimane un'opera capace di raccontare senza inutili divagazioni ed è questo il suo maggior punto di forza.
Se l'articolo ti è piaciuto iscriviti al nostro blog e seguici su Facebook e Instagram
Claudio Suriani Filmmaker
giovedì 15 dicembre 2022
FOXFIRE; RAGAZZE CATTIVE (2012) DI LAURENT CANTET - La censura nell'epoca dei nativi digitali
Rivolta femminista, rivendicazioni sociali, lotta contro l’America di McCarthy: tutto vero ma c'è molto di più.
Una storia non porta mai avanti un messaggio univoco perchè la scrittura è alimentata da numerosi sottotesti; lo sguardo del regista sul mondo risulta un punto focale attorno al quale ruotano gli occhi dei protagonisti, degli spettatori e special modo del significato storico che uno sguardo assume in un determinato luogo e in una determinata epoca.
Inoltre l’esperienza del pubblico con il cinema narrativo, dall’avvento delle tecnologie digitali, della rete e della tecnologia peer to peer, ha subito una radicale trasformazione nel corso del tempo: la pratica onirica della sala cinematografica ha lasciato il posto ad una (possibile) continua rielaborazione delle immagini e del loro significato.
Lo spettatore spesso per vedere un film non è costretto a recarsi nella sala cinematografica perché può trovarlo, dopo pochi giorni dalla sua uscita, in streaming o in download in rete; sorvolando sulle questioni etico-legali ci soffermeremo sulla radicale trasformazione dell’ esperienza cinematografica e del suo intero apparato tecnico.
Attraverso questi mezzi lo spettatore entra di fatto nella narrazione acquisendo i mezzi tecnici per una totale rielaborazione del film attraverso il proprio squardo; si pensi ad esempio ai link di siti di condivisione video (come YouTube) e alla proposta di video in linea con il video centrale e con gli interessi dell’utente; vengono a crearsi veri e propri montaggi che creano film diversi ad ogni visione.
Non esiste più il film come esperienza unica, solo uno dei tanti possibili che vengono a crearsi ad ogni nostro click: in questo modo rielaborare il cinema significa rielaborare la nostra visione del mondo.
Il primo film in terra americana di Laurent Cantet non si sottrae a questa dinamica e questo passaggio risulta ancor più decisivo se pensiamo alla censura in cui il film è incappato nel nostro paese.
Nelle motivazioni ufficiali si legge: “… per le continue e ripetute condotte di rottura delle regole con modalità violente" e "il farsi giustizia da sole" a cui possiamo aggiungere la rappresentazione degli adulti come totalmente negativi, si ritenne che tutto questo ponesse seri problemi di elaborazione in un minore di anni quattordici che potrebbe avere difficoltà a contestualizzare ed essere tentato da comportamenti emulativi.
Risulta difficile infatti, per un minore degli anni quattordici, la contestualizzazione che renderebbe maggiormente elaborabili e comprensibili i meccanismi che caratterizzano la storia. Peraltro, il gruppo delle ragazze viene presentato in veste eroica e anche per questo le condotte a rischio possono essere lette come attraenti”.
Queste le proteste di Cantet e di Teodora Produzioni.
Ciò che non è stato ancora analizzato è il perché il film nonostante la censura, non solo sia liberamente disponibile sulle piattaforme streaming il che ci fornisce la possibilità di chiarire come l’uso dei vari medium trasformi radicalmente sia l’opera sia gli effetti sullo spettatore e sulla comunità.
Il cinema, attraverso il suo legame imprescindibile con i new media, torna a essere un vero e proprio atto politico e la stessa visione del film si carica di ulteriori sguardi e significati.
Foxfire, ragazze cattive, visto in Italia attraverso la rete è un film diverso da Foxfire, confessions d'un gang visto liberamente in qualunque altra parte del mondo esattamente come la nona sinfonia di Beethoven, suonata da Wilhelm Furtwängler alle celebrazione del compleanno di Hitler è un'opera diversa dalla nona sinfonia suonata nei lager nazisti, o da quella che ascoltiamo liberamente nelle nostre case.
E’
di questa tensione creativa che Foxfire
vive. Poco importa che risulti essere sul piano formale un passo
indietro rispetto a La
classe perché
l’esperienza cinematografica classica oggi risulta del tutto
anacronistica. Basti pensare al Kinoglaz
di Dziga
Vertov, all’Histoire(S)
Du Cinema di
J.L. Godard, al film Redacted
di B. De Palma o alla serie Tv Black
Mirror.
Il
cinema oggi è un intreccio di tanti possibili Link che aprono
ulteriori possibili schermi e occhi bio/meccanici che interrogano e
creano un montaggio tra la storiografia, la storia del cinema e le
vicende che l'autore ci narra trasformando il film che diventa una
visione di comunità (o
di una comune) acquisendo un valore storico/politico.
Film da vedere e
da mettere in relazione con i più diversi stili cinematografici.
Se l'articolo ti è piaciuto iscriviti al nostro blog e seguici su Facebook e Instagram
Claudio Suriani Filmmaker
martedì 13 dicembre 2022
BROKEN FLOWERS (2005) DI JIM JARMUSH
Uno dei meriti della colonna sonora di Broken Flowers di Jarmusch è aver riportato in auge una certa scena musicale etiope, ovvero il glorioso Ethio Jazz già tanto celebrato qualche anno prima dalle raccolte Ethiopique. Ma non è solo questo...e come potrebbe esserlo per una pellicola ambientata nella più profonda provincia americana?
Poi c’è la bellissima cover in acido di Ethanopium, dei Dengue Fever…
Queste musiche accompagnano Don (apatico, silenzioso e scettico) lungo il suo viaggio nelle contraddizioni americane e più che stare nel caos delle autostrade sembra invece di essere in un fumoso club jazz.
Ma come dicevo, nella colonna sonora c’è tanto altro.
Nel lavoro complesso di assemblare pezzi di vari artisti nella stessa colonna sonora, credo che in Broken Flowers siano state fatte scelte azzeccate, non scontate.
Gli accostamenti tra i pezzi scelti e le varie scene confermano la competenza e la passione del regista verso musicisti anche non allineati (come per esempio l’azzardo Sleep). Ed anche solo per questo verso Jarmusch non si può che avere massimo rispetto.
Se l'articolo ti è piaciuto iscriviti al nostro blog e seguici su Facebook e Instagram
Massimo Fiore
lunedì 12 dicembre 2022
Ichi the Killer (2001) di Takashi Miike
Orgia visionaria di sangue e violenza, deliziosamente inverosimile ed efferato fino all’estremo, Ichi the Killer è tra le opere più famose e anomale di Takashi Miike, prolifico autore che abbiamo conosciuto per la versatilità e disinvoltura con cui è in grado di spaziare dal genere storico (13 Assassini) ai drammi familiari più bizzarri (Visitor Q).
A
visione ultimata, un’impressione s’impone immediatamente: la violenza
parossistica di Ichi the Killer
sembra fare, per l’intera durata del film, da bizzarro surrogato del sesso,
tanto più in quanto si presenta accompagnata dalle parafilie più grottesche. In
questo trionfo di ferocia e di torture, la crudeltà – di cui sono le donne a
essere spesso oggetto – si dispiega come una dichiarazione di impotenza. Disorientati
dall’incapacità di stabilire rapporti umani secondo coordinate naturali, i
personaggi di Ichi the Killer tentano
di compensare l’impoverimento, l’inconsistenza biologica da cui sembrano
affetti (somigliano a cartoni animati che hanno assunto una plasticità fragile
e provvisoria) in un crescendo di violenza meccanico e disumanizzato, un climax
di sangue e morte – tra le frattaglie che non cessano di vorticare per l’intera
durata del film – che tenta di mimare pateticamente e miseramente quello
dell’orgasmo.
Insomma:
tra innesti di falsi ricordi, torture ingegnose, yakuza pervertiti e
macellazioni su vasta scala, Ichi the
killer presenta un campionario umano tanto eterogeneo quanto strambo. Il
film raggiunge la massima potenza espressiva proprio nei passaggi più
grotteschi, grazie alla consumata abilità stilistica e alla sapienza inventiva
di Miike.
M.L.
CARNIVALE (2005) DI DANIEL KNAUF - Il teatro delle illusioni
domenica 11 dicembre 2022
BITTERSWEET RAINBOW - di Luca Bertossi
Bittersweet Rainbow è il nuovo lavoro del giovane regista friuliano Luca Bertossi; formatosi nel cinema di genere con opere che vanno dallo slasher di That Thing in the Darkness, al dramma di La Confessione e Il Dono fino alle tematiche post-apocalittiche di Lost Notes (consultabili gratuitamente sul canale YouTube della casa di produzione Deep Mind Film Factory) con Bittersweet Rainbow affronta per la prima volta il cinema romantico all'interno della comunità LGBT.
Il film racconta le vicende di Niccolò che, dopo la tragica morte del padre e del suo compagno, parte per diversi anni allo scopo (forse) di elaborare i propri lutti e trovare la forza interiore di dichiarare la propria omosessualità. Bertossi in quest'ultimo lavoro conferma le doti già riscontrate in precedenza: sa come mettere in scena un film facendo fruttare al meglio le poche risorse di una produzione crowdfunding. Bittersweet Rainbow è caratterizzato da una messa in scena efficacemente lineare: appare chiaro che manchino i mezzi per sviluppare ulteriormente la forza visiva dell'opera (attraverso un carrello, un dolly ecc..); Bertossi riesce tuttavia a seguire le vicende del protagonista con un occhio discreto e sensibile sfruttando appieno le risorte a disposizione.
Bittersweet Rainbow è caratterizzato, inoltre, da un ritmo narrativo che ben si adatta all'animo riflessivo del protagonista utilizzando il meccanismo del flashback in modo attento ed efficace; tuttavia, nonostante risulti essere un lavoro ben costruito vendibile sul mercato italiano presenta elementi di riflessione: il più evidente è il repentino cambio di registro rispetto ai lavori precedenti.
Le opere finora realizzate erano contraddistinte da un'ottima costruzione della tensione (in particolare nel cortometraggio slasher Una serata tranquilla, presentato al FiPiLi Horror Festival 2019); affrontare tematiche così diverse tra loro spesso può risultare un azzardo correndo il rischio di non riuscire ad esprimere in pieno il proprio talento. Questo è un aspetto di assoluto rilievo se pensiamo ad un film come La congiura degli innocenti (Alfred Hitchcock, 1955); nonostante sia una commedia Hitchcock riuscì a dargli il suo taglio realizzando il capolavoro del genere commedia nera.
Il mio consiglio è di lavorare attentamene sulla propria idea di cinema in modo da poter esprimere la propria impronta stilistica riconoscibile anche all'interno di opere eterogenee.
Se l'articolo ti è piaciuto iscriviti al nostro blog e seguici su Facebook e Instagram
sabato 10 dicembre 2022
PILLOLE DI CINEMA - QUELLE DUE (1961) DI WILLIAM WYLER - L'amore nell'America di Joseph Mc.Carthy
PILLOLE DI CINEMA - STRANGE CIRCUS (2005) DI SION SONO - Il circo degli orrori
venerdì 9 dicembre 2022
PILLOLE DI CINEMA - LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI (1968) DI GEROGE A. ROMERO - I capolavori del cinema zombie
I SAW THE DEVIL (2010) DI KIM JI-WOON - Il giorno in cui vidi il diavolo.
Quanto un regista punta sul puro sensazionalismo senza curare la scrittura e la caratterizzazione psicologica dei personaggi ecco che nascono opere come I saw the devil (Kim Jee-woon, 2010). Il film parla delle gesta del serial killer Kyung-chul; un giorno, uccidendo la compagna dell’agente dei servizi segreti Soo-hyun, scatenerà in quest'ultimo una vendetta lunga e dolorosa.
Il revenge-movie è un sotto-genere cinematografico che annovera tra le sue fila opere di stampo underground (come Thriller: A Cruel Picture di Bo Anre Vibenius - 1974), opere mainstream dalla natura controversa (come Irreversible di Gaspar Noè – 2002) e nomi illustri della storia del cinema (come Ingmar Bergman con il suo La fontana della vergine – 1960). I saw the devil presenta diversi aspetti che lo allontanano dalle opere citate: il primo è il suo essere estremamente prolisso. Due ore e ventiquattro minuti per una storia di vendetta sono oggettivamente troppe soprattutto se il fulcro del film risulta privo di sottotesti meritevoli di essere approfonditi.
Il secondo aspetto è che i personaggi principali attorno ai quali ruota l’intera vicenda hanno una caratterizzazione psicologica troppo debole da poter sostenere una vicenda così complessa e dolorosa.
L’intero film ruota intorno alla cruda violenza di entrambi i personaggi messa i scena con un ottimo montaggio e un ritmo accattivante ma che ad un occhio esperto e navigato non può bastare.
Sono assenti domande del tipo: Soo-hyun saprà elaborare il lutto della compagna? E se non ci riuscirà che deriva prenderà la sua vita? Mentre per quanto riguarda Kyung-chul cosa lo ha trasformato in un così atroce assassino? (in Il silenzio degli innocenti le turbe psichiche a sfondo sessuale dell’assassino sono delineate in maniera del tutto convincente).
I saw the devil fallisce in quello che poteva essere il suo punto di forza: la rappresentazione del trauma inelaborato che conduce due persone così lontane tra loro verso orizzonti comuni; inoltre la scrittura di un film si basa non sull'idea di partenza ma sul suo sviluppo in particolar modo per un sottogenere cinematografico sviluppato negli anni attraverso numerose chiavi interpretative. Se in questa fase non si scava nella natura profonda dei personaggi e in una reale evoluzione delle vicende una messa in scena accattivante risulta come pura forma priva di sostanza.
Se l'articolo ti è piaciuto iscriviti al nostro blog e seguici su Facebook e Instagram
ISCRIVITI AL NOSTRO BLOG (CLICCA SU SEGUI) - Resterete aggiornati sulle prossime pubblicazioni.
I NOSTRI ARTICOLI
THE SUBSTANCE (2024) DI CORALIE FARGEAT. Un Freaks Show non convincente
Continua l’indagine sulla mutazione dei corpi. Da Crimes of the Future (David Cronenberg, 2022) e il precedente Titane (Julia Duc...