Il cinema horror è sempre stato considerato dalla critica un sotto-genere di consumo; nonostante sia stato dimostrato quanto ciò sia erroneo da un punto di vista storico (si pensi all'intero movimento espressionista) e al lavoro di autori dalla forte componente orrorifica (si pensi a David Lynch, David Cronemberg o Shin'ya Tsukamoto per citare i più importanti), ancora oggi capolavori come La notte dei morti viventi (George A. Romero, 1968) faticano a ritagliarsi un posto nell'Olimpo dei film più importanti della storia del cinema.
Nonostante il film sia stato analizzato da diversi punti di vista (in promo luogo la critica feroce di Romero alla società americana e alla sua politica razziale nei confronti degli afroamericani) raramente è stato messo in luce la capacità di Romero di intuire la natura ultima del periodo storico in cui il film è stato prodotto: il 1968 e il suo movimento di protesta contro la guerra in Vietnam e la cultura borghese.
La notte dei morti viventi è uno dei film più rappresentativi degli anni 60 aprendosi anche ad una lettura generale sull'immagine cinematografica: nella sua intangibile presenza sia apre ad una natura profondamente perturbante alla pari dell'immagine fantasmatica e allucinatoria (Pre approfondimento consiglio Cinema e psicanalisi di Cristian Metz).
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Claudio Suriani Filmmaker
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