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venerdì 9 dicembre 2022

I SAW THE DEVIL (2010) DI KIM JI-WOON - Il giorno in cui vidi il diavolo.


 

Quanto un regista punta sul puro sensazionalismo senza curare la scrittura e la caratterizzazione psicologica dei personaggi ecco che nascono opere come I saw the devil (Kim Jee-woon, 2010). Il film parla delle gesta del serial killer Kyung-chul; un giorno, uccidendo la compagna dell’agente dei servizi segreti Soo-hyun, scatenerà in quest'ultimo una vendetta lunga e dolorosa.

 

Il revenge-movie è un sotto-genere cinematografico che annovera tra le sue fila opere di stampo underground (come Thriller: A Cruel Picture di Bo Anre Vibenius - 1974), opere mainstream dalla natura controversa (come Irreversible di Gaspar Noè – 2002) e nomi illustri della storia del cinema (come Ingmar Bergman con il suo La fontana della vergine – 1960). I saw the devil presenta diversi aspetti che lo allontanano dalle opere citate: il primo è il suo essere estremamente prolisso. Due ore e ventiquattro minuti per una storia di vendetta sono oggettivamente troppe soprattutto se il fulcro del film risulta privo di sottotesti meritevoli di essere approfonditi.  

 

Il secondo aspetto è che i personaggi principali attorno ai quali ruota l’intera vicenda hanno una caratterizzazione psicologica troppo debole da poter sostenere una vicenda così complessa e dolorosa.

L’intero film ruota intorno alla cruda violenza di entrambi i personaggi messa i scena con un ottimo montaggio e un ritmo accattivante ma che ad un occhio esperto e navigato non può bastare.

Sono assenti domande del tipo: Soo-hyun saprà elaborare il lutto della compagna? E se non ci riuscirà che deriva prenderà la sua vita? Mentre per quanto riguarda Kyung-chul cosa lo ha trasformato in un così atroce assassino? (in Il silenzio degli innocenti le turbe psichiche a sfondo sessuale dell’assassino sono delineate in maniera del tutto convincente).  

 

I saw the devil fallisce in quello che poteva essere il suo punto di forza: la rappresentazione del trauma inelaborato che conduce due persone così lontane tra loro verso orizzonti comuni; inoltre la scrittura di un film si basa non sull'idea di partenza ma sul suo sviluppo in particolar modo per un sottogenere cinematografico sviluppato negli anni attraverso numerose chiavi interpretative. Se in questa fase non si scava nella natura profonda dei personaggi e in una reale evoluzione delle vicende una messa in scena accattivante risulta come pura forma priva di sostanza. 

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Claudio Suriani Filmmaker


 

 


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