Le radici di Black
Mirror (da ora BM) dobbiamo andarle a cercare nella cultura Cyberpunk, universo
variegato capace di far emergere le maggiori paure legate all’influenza della
tecnicologia nella contemporaneità. BM lavora sul parallelismo tra l’idea di
un futuro distopico e la contemporaneità realizzando una dialettica interna tra
le tecnologie digitali (dai social media alle nanotecnologie fino alla clonazione)
fino alla messa in scena dei propri
dispositivi (computer, tablet e
smartphone). In BM il concetto di verosimiglianza
tra un futuro prossimo saturo di tecnologie tipiche della nostra quotidianità
al punto da risultare delle vere e proprie protesi
digitali emerge in modo evidente. Gli effetti di un mondo
ipertecnologizzato non può non riversarsi sulle vicende politico/sociali arrivando
al punto di trasformare il significato etimologico di alcuni termini chiave (si
pensi a condividere). La perdita della forza messianica in carico alla
tecnologia porta con sé un trauma di carattere storico creando un’inedita
semantica di passato (un mondo in cui la tecnologia punta a fondersi con
i meccanismi biologici e politico-sociali) e quello di futuro (un mondo
ipertecnologizzato, distopico e dai caratteri inquietanti). Questa dialettica pone
BM in una zona di confine legando i vari episodi all’idea stessa di memoria
storica dei personaggi e delle comunità rappresentate. Le società descritte
sono legate all’oggi attraverso un
fuoricampo saturo di preoccupazione per gli effetti dello sviluppo tecnologico
sulle dinamiche socio-politiche. Nonostante abbiamo visto come il racconto
distopico sia animato dalla forza critica dello spettatore chiamandolo ad un
ruolo attivo all’interno del testo è importante notare che tale capacità si
manifesta nel suo esatto contrario nel momento in cui sono i protagonisti
stessi ad assumere un ruolo decisivo per il racconto. L’esito è che realtà e
profilmico sono rispettivamente collegate all’attività critica e al sentimento
perturbante (come nel finale dell’episodio Messaggio
al primo ministro o come nel film Non
lasciarmi di Mark Romanek). Oggi è sotto gli occhi di tutti il controllo
capillare sull’individuo messo a disposizione dalle tecnologie digitali
e relativi occhi meccanici (basti pensare alla rilevazione gps dei nostri
smartphone o ai logaritmi matematici che indirizzano le nostre attività
online). BM nel prendere in carico il rapporto tra soggetto e tecnica manifesta
la necessità di superare filoni ormai datati per porre al centro il linguaggio televisivo nell’era digitale
e come ulteriore elemento d’indagine il rapporto
tra reale e virtuale (basti pensare all’episodio Bandersnatch e alla sua natura interattiva). BM nel creare un ibrido
tra fantascienza e contemporaneità costruisce un tempo nel quale possa convivere
il plausibile accanto al perturbante verosimile. Se i processi della
tecnica hanno sovrastato l’autodeterminazione dei soggetti anche nei processi
neurologici di base (ad esempio nella memoria) ecco che la società distopica
descritta non sembra, ahinoi, così lontana (si pensi anche all’importanza dei
dati telematici e alla guerra commerciale per il loro controllo). BM riesce a
stratificare ulteriormente la propria indagine arrivando a immaginare e prospettare
tecnologie (come la riproduzione della coscienza dell’episodio Torna da me!). E’questo un ulteriore
elemento che permette all’intero corpus degli episodi di ampliare la portata
teorica arrivando a profilare l’idea di tecnologie digitali come evento storico
nell’accezione di G. Deleuze…l’evento
nel suo divenire sfugge alla storia. Il tempo in BM si
materializza in opposizione al flusso evolutivo degli eventi narrati puntando alla
ricerca dell’eternità come struttura temporale
generatrice. Se seguiamo questa tesi, la tecnica non appare più come la
tematica centrale dell’opera ma “solo” la chiave per analizzare una
rappresentazione del tempo carica di forze traumatiche. Nucleo portante
dell’intero corpus a questo punto è il trauma del passato che annulla
l’evoluzione stessa della società in quanto il rapporto tra soggetto e il suo
avatar digitale è un rapporto di solitudine e mai di scambio creativo capace di
far emergere nuove idee o nuove visioni sul mondo. La tecnologia in BM si
instaura in modalità diverse ed ognuna di queste è funzionale a delineare un
rapporto specifico con il tempo. Considerato nel suo potere coercitivo
economico e/o politico il tempo assume le sembianze di “eterno presente” spinto
da una forza conservatrice mentre la tecnologia narrata in maniera neutra ne fa
emergere un’idea in continuo progresso che ben rappresenta l’evolversi degli
eventi storici nel profilmico e nel sottotesto.
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