Elenco blog personale

giovedì 9 febbraio 2023

SPRING BREAKERS (2012) DI HARMONY KORINE - VIVERE SULLA SOGLIA



Spring Breakers è un esempio di come la contrapposizione autorialità/intrattenimento sia spesso inadeguata per comprendere dinamiche estetiche più complesse. L’occhio di un Harmony Korine che per la prima volta si affaccia al grande pubblico dopo una carriera nel cinema indipendente dove fin dal suo esordio Gummo dimostra di sapersi far carico delle profonde contraddizioni che animano la provincia americana attraverso opere tanto affascinanti quanto controverse.  Spring Breakers narra la storia di quattro studentesse universitarie che, non potendosi permettere ciò che gli studenti americani chiamano La vacanza di primavera, rapinano un locale per poi partire all’avventura. Il viaggio è il tema portante del film: il cinema ha affrontato questo topos narrativo da diverse angolazioni: dalla fantascienza di Dune (Denise Villeneuve, 2021) e Interstellar (Christofer Nolan, 2014) l’horror di Non aprite quella porta (Tobe Hooper, 1974) e Midsommar; il villaggio dei dannati (Ari Aster, 2019) fino a opere premiate dalla critica come Green Book (Peter Farrelly, 2018) e Nomadland (Chloé Zhao, 2020). Uno degli aspetti più interessanti di Spring Breakers risiede nel fatto che il viaggio tanto desiderato dalle protagoniste coincide con il punto di rottura della loro evoluzione come personaggi. 

Se con il termine esperienza indichiamo l’acquisizione di conoscenze e di prospettive attraverso il contatto diretto con la realtà, in Spring Breakers ciò che doveva rappresentare un’esperienza mistica (per certi versi simile al Woodstock per la beat generation) si concretizza nella perdita della propria capacità di autodeterminazione. La sospensione temporale intesa come intervallo, arriva a relativizzare ogni loro azione. La rapina non è vissuta come un crimine ma come un evento del tutto funzionale al loro percorso di presunta ascesa a un livello di esperienza superiore. In Spring Breakers emerge come il mito della perenne giovinezza e il desiderio di fermare il tempo in una dimensione del tutto transitoria conduca ad uno sterile giovanilismo e alle sue declinazioni negative; è un mito che da sempre si avvale di una presunta superiorità giovanile e di un’incapacità strutturale di fallire nelle proprie imprese  (elemento evidente nelle nostre protagoniste) arrivando ad alimentare persino la deriva fascista del XX secolo. Tuttavia questo principio si è rivelato dannoso anche per gli adulti in quanto la volontà acritica di conservare in modo coatto le prerogative (anche fisiche) del mondo giovanile impedisce la nascita di una reale dialettica interna al contesto in cui si vive (nel nostro caso all’interno dell’opera). L’idea stessa di interrompere il flusso naturale degli eventi (tranne per il personaggio di Cotty interpretata da Rachel Korine) porta le protagoniste verso una vita criminale del tutto priva di quel fascino che spesso il cinema ha dato al mondo della malavita (basti pensare al Gangster movie). Se in Easy Rider il viaggio si infrange contro la violenza della cultura americana white trash, in Spring Breaker l’eterno ritorno dell’uguale si manifesta come un continuo infrangersi contro un mondo in cui si cerca di rincorrere il mito della giovinezza perenne.

Questa chiave interpretativa descrive il personaggio di Alien che rifiuta ogni tipo di responsabilità rincorrendo una vacanza senza fine e che in questo suo vivere sulla soglia diventerà il simbolo di una strutturale mediocrità (esemplare è la sequenza in cui suona al piano una canzone di Britney Spearse). Il concetto di intervallo lavora su una continua alternanza tra flusso narrativo e sospensione degli eventi ed è proprio in questo rapporto che Sprint Breakers esprime uno dei suoi aspetti più interessanti. Nonostante la messa in scena della sequenza finale dal punto di vista visivo sia carica di un innegabile fascino la sua scrittura non è altrettanto efficace in quanto lascia l’opera in una dimensione indefinita.  La mia interpretazione è che Korine abbia voluto conservare elementi caratteristici del suo cinema anche in un’opera rivolta al grande pubblico (non  a caso sono state scelte attrici del mondo Disney come Serena Gomes) operazione a cui è stata data molta più rilevanza di quella che ha in realtà in quanto ogni autore porta sempre con sé il proprio sguardo sul mondo anche in opere molto diverse l’una dall’altra (si pensi a Una storia vera – David Lynch, 1999). La sfida per lo spettatore risiede nel saper distinguere i veri elementi di svolta nell’estetica di un autore dalla sua naturale visione del cinema e del mondo.

 

 Se l'articolo ti è piaciuto iscriviti al nostro blog e seguici su Facebook e Instagram

 
Claudio Suriani Filmmaker


Nessun commento:

Posta un commento

ISCRIVITI AL NOSTRO BLOG (CLICCA SU SEGUI) - Resterete aggiornati sulle prossime pubblicazioni.

I NOSTRI ARTICOLI

MISERICORDIA (2023) DI EMMA DANTE IL CINEMA DELLA CATARSI MANCATA

  La catarsi è un atto di liberazione spirituale che produce eventi. Per Aristotele era il risultato della tragedia classica sugli spettator...