In
Ultima notte a Soho
(2021) Edgar Wright lavora sull’universo sixties mirando a far riemergere l’anima di un decennio che
tanto ha dato alla cultura giovanile attraverso scelte di messa in scena e
tematiche tipiche del cinema classico americano. Ultima
notte a Soho
è un’opera costruita sul rapporto tra sogno e realtà, caratteristica non solo
dell’immagine filmica in sé ma anche di molte pellicole classiche e contemporanee,
L’arte del sogno (Michel Gondry, 2016), Eyes Wide Shut (Stanley
Kubrick, 1999), Inception (Christofer Nolan, 2010), Io ti
Salverò (Alfred Hitchcock, 1945) Sogni (Akira Kurosawa, 1990) e molte
altre. Nonostante la dimensione onirica faccia parte dell’intima natura del
cinema, Edgar Wright la inserisce in un contesto più ampio arrivando a toccare
il cinema di Bob Fosse e il suo amore per il musical. L’Inghilterra degli anni
60 era un paese in cui la tradizione musicale e i movimenti giovanili erano tali da influenzare
ancora oggi la cultura pop contemporanea - dalla beat generation, il movimento
mod, i Teddy Boys fino al british-rock, con un impatto su ogni forma di
comunicazione come l’editoria e la moda intese come mezzo espressivo e di
appartenenza. In Ultima notte a Soho il
concetto di moda è inserito in una rappresentazione del sogno efficace ma non innovativa; possiamo cogliere il gusto
per l’estetica retrò non solo a livello tematico ma anche nelle scelte formali:
la fotografia gioca sullo scontro tra una realtà cupa e opprimente (dai colori
scuri e decadenti) a una dimensione onirica caratterizzata dai colori vivi e spettacolari
che tendono a sparire quando il sogno si
trasforma in incubo.
Le inquadrature e i movimenti di macchina rimandano a un
immaginario horror-thriller di stampo classico influenzato da opere come La
scala a chiocciola (Robert
Siodmak, 1945), Vertigine (Otto Preminger, 1944) o Repulsione
(Roman Polanski, 1965). Questo eccesso nostalgico mette in secondo piano una
delle tematiche che potevano essere sviluppate in modo personale: la
rappresentazione del quartiere di Soho e della sua storia. Ultima
notte a Soho è un’opera che cerca di nascondere
attraverso una messa in scena spettacolare non solo una proposta tematica ormai
datata che ha rappresentato le basi per gran parte del cinema americano
(autoriale e di genere) del secondo dopo guerra, ma pone allo spettatore un
contrasto evidente tra forma e sostanza, contrasto che tende a ripresentarsi
spesso negli ultimi anni specialmente nel cinema mainstream.
La mia conclusione è che se lo spettatore si
rapporta a questo film come opera di puro intrattenimento
riesce ad esserne coinvolto, ma se Wright mira a un posto di rilevo nel
panorama cinematografico contemporaneo fallisce nel suo scopo: l’eccessiva
nostalgia per la cultura sixties rende il film incapace di aprire nuove strade
espressive oltre a manifestare limiti evidenti nella delineazione dei
personaggi e nel distacco da un universo cinematografico ormai del tutto
storicizzato.
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Claudio Suriani Filmmaker
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